Ai confini del mondo: dal Nagorno a Strasatti (reloaded)

Pochi prima di settembre scorso avevano mai sentito parlare della questione del Nagorno-Karaback. Da allora giornalmente abbiamo ricevuto notizie di scontri, morti, feriti, con le solite prese di posizione: i turchi con gli azeri, i russi con gli armeni (tranne poi fare marcia indietro). E tutto il mondo a chiedersi stavolta chi avesse rubato per prima il leccalecca a chi. Il caso e' da manuale. Si tratta di territori (grandi come la provincia di Enna e Caltanissetta) in cui vivono una manciata di armeni (di religione cristiana) che pero' sono intrappolati all'interno dello stato di religione musulmana dell'Azerbaigian. Un film gia' visto su larga scala (i palestinesi in Israele, solo per citare il più clamoroso). Una delle tanti polveriere pronte ad esplodere per motivi geopolitici. La solita frittata creata dalle diplomazie e dalle cancellerie egemoni con righello e squadra alla mano, usando il compasso per fissare i confini.

Hanno fatto specie le dichiarazioni del premier armeno ieri che, dopo aver appoggiato gli scontri per 2 mesi serrati, appena due giorni fa ha ammesso la sconfitta. Come un bimbo che ammette candidamente di aver rubato la marmellata. Se non che il prezzo della marmellata e' stato carissimo in termini di morti sul campo. Lo ha fatto con la stessa semplicita' di un bimbo che, messa la parte la consolle della wii, ammette -per stavolta almeno- di non avercela fatta a superare il record. Ma si rifara'... forse.

Ora, tutti i confini sono delle trappole e ogni territorio (per quanto apparentemente omogeneo) nasconde sempre delle divisioni piccole o grandi che siano. E la guerra e la violenza, lo insegna la Storia, non sono mai una buona idea per porvi rimedio.

Per restare in Europa, il caso, lampante dei Paesi Baschi. Qui la mano armata dell'Eta (specie negli anni 90) ha seminato terrore e morti. In nome di una supposta alterita' dalla Spagna. Risultato? Centinaia di vittime e un paese negli anni Novanta in preda al terrore. Mentre la resistenza dell'Eta si porta sulla coscienza il fardello di centinaia di morti innocenti frutto del terrorismo di anni bui. Altro caso da manuale in Irlanda del Nord. Qui alla divisione religiosa (protestanti contro cattolici) se ne unisce un'altra piu' profonda: unionisti britannici contro l'esercito separatista dell' Ira che combatte(va) per un Irlanda unita senza l'ingerenza di Londra. Cito il caso basco e quello dell'Irlanda, solo per richiamare alla memoria due dei mille casi di confini sbagliati. Ma quello che sembra piu'sbagliato e' non porvi rimedio con la diplomazia.

E il divisionismo sembra non morire mai. Ne sono esempio la Catalogna in Spagna. Barcellona e i catalani, se non altro per cultura e lingua non si sentono spagnoli alla maniera di uno che abita a Madrid. Le frizioni con il governo centrale sono arrivate ad un punto di ebollizione nel 2018 e, nonostante la tregua apparente di questi giorni, il fuoco sembra ancora ardere vivo sotto la cenere. Le basi sono poste: c'è solo da sperare che il conflitto finora pacifico non prenda una via violenta.

E venendo in Italia. Se da domani l'Alto Adige (o Sud Tirol, come amano chiamarlo i propri abitanti), impugnando il trattato di Saint-Germain stipulato all'indomani della prima guerra mondiale, lanciasse una controffensiva contro la politica di Roma chiedendo a colpi di mortaio l'indipendenza? da che parte stare, in questo caso?  Certo, sono tutti casi diversissimi fra loro, per carità, ma tutti collegati da un fil rouge: i confini che intrappolano i popoli. 

Anche Petrosino, il paese della mia adolescenza, la linea ferrata divide il paese dal resto del mondo. Astabbanna e' Petrosino, addrabbanna e' resto del Mondo, che solo per caso comincia con Strasatti (non a caso Extras Acta, mai nome fu piu' omen). Si racconta negli anni settanta di feroci dibattiti politici fra i Politici locali di allora per includere o meno gli abitanti di Addrabbanna la ferrovia nel nascente comune di Peteosino, che stava per staccarsi dalla madre patria Marsala. Ebbene Strasatti e' rimasto di fatto extra atto e la politica ottusa ha forse perso un'occasione per creare un comune piu' grande, un distretto piu'omogeneo, dove poter concentrare piu'risorse, piu'opportunità economiche e piu'  piu'idee. Possibile che da allora quelli del Nagorno non abbiano imparato la lezione sui confini dal caso Petrosino-Strasatti ... che e'sempre meglio includere che escludere?

10 novembre 2020